Prima della Prima di The Village

La sera di venerdì, appena finito di preparare tutto per il grande evento, alziamo gli occhi e vediamo la scritta The Village che campeggia sulla Stazione marittima, e anche se non è la prima volta che sta lì sopra – già una settimana prima, per un incredibile e bellissimo errore, lo stendardo del villaggio ha sventolato per un giorno intero – non possiamo evitare di sentirci emozionati.

Allora ci siamo, siamo pronti, mesi di lavoro – telefonate, arrabbiature, esaltazioni, correzioni in corsa, cambi di programma, riunioni di coordinamento, visioni notturne, intuizioni improvvise, lunghe meditazioni, incontri ai confini della realtà – e siamo a questo punto. Finalmente. Domani The Village verrà presentato al pubblico. Le porte del villaggio si aprono per incontrare il mondo.

La mattina dopo a Trieste fa freddo, e cominciano ad arrivare tutti. Una nutrita squadra di Itaca per le attività di welcoming, Emanuele, che ha passato la notte in un camper ormai mitologico, con abbondanti quantitativi di libri. I primi ospiti speciali: il sindaco, Roberto, che ha decisamente il physique du rôle del capo del villaggio, imponente, solido e sornione come un orso grigio. La scrittrice, Federica, che si guarda attorno incuriosita sorridendo e parlando con la voce un po’ bassa, si prepara a raccontarci l’importanza di prendere il largo. L’attrice, Maria Sole, minuta, con i capelli biondi che si aprono in un piccolo colpo d’ala, per qualche minuto ci mostrerà il volto in ombra e quello in luce del Folle. Il chiitarrista, Mike, con l’eleganza asciutta di chi suona e vive il blues e, da buon Agricoltore, conosce la terra e i segreti della crescita.

Velleda e Jasmine, amorevoli, hanno già allestito il loro spazio, Manolo e Anna hanno parcheggiato lontano e arrivano infreddoliti, Giovanni si confronta con Laura e Alberto. Un po’ per volta arrivano tutti: Paola, Massimo, Enrichetta, Laura e i tanti amici di Itaca, pronti ad abitare il villaggio; i collettivi artistici al gran completo (Guitto, Kant machine e DMAV). C’è Francesco, che sta per donarci splendide parole, ci sono i partner di Area.

Marzia e Gabriella si preparano, Marco sorride. Volti appena intravisti, incontri inattesi, tamburi indiani, vibrazioni, immagini, videocamere, giornalisti, cravatte, cappotti, volti, corpi che emergono lisci dal buio, collane che si rompono, piante, quadri, installazioni. Rami che si spezzano, sedie in pelle, un buon numero di sciamani e di bambini.

Alessandro sta facendo il soundcheck, all’ultimo momento utile, mentre Nicola, uscito come uno dei suoi pesci magici dalla stanza acquario del lab art, è pronto ad accompagnarlo con alchimie sonore. I team Dof si preparano ad animare gli spazi di confronto con il pubblico. Sono piccoli particolari prima dell’avvio: un sorriso di Leo – ma quale Leo? ce ne sono almeno tre, sono tutti splendidi e si confondono nella memoria – Giordano con gli occhi azzurri sta controllando un video, il personale della Stazione è stupito da questa allegra invasione. Paola ha i capelli rossi, Francesca e Giovanna sono a modo loro emozionate. Ori si concentra, sarà lei una delle prime ad aprire le danze. Pronti? Pronti! Allora via. Si inizia con musica e poi con un silenzio che sembra non finire mai. Alessandro parla e le cose all’improvviso sono tutte vere. Benvenuti nel Villaggio.

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